Dovresti dirmi come stai. Dovresti avere voglia di dirmelo. Dovresti esordire così: "Ciao Elena, ho voglia di dirti come sto". Sarebbe questo il segnale giusto di qualsiasi cosa. Non me lo dici e vuol dire che ti trattieni. Ed è già troppo. Io non te lo chiedo e mi trattengo, perché sarebbe troppo. Uso questo spazio, al quale non arriverai perché sei curioso dell'immediato, sei curioso della superficie. Ma non sei avido della sostanza. Non la sai tenere.
E io devo accettare, senza giudicarti in maniera negativa, questo tuo non saperla tenere.
L'altra sera sono stata a cena con un'amica e le ho detto: devo imparare ad esprimere i desideri a voce alta. La cosa più difficile è maturarli, rendermi conto che sono miei. Non confonderli con il possibile, ma anzi. Staccarmi dal possibile e liberare quello che voglio, a costo di immaginarmi unicorni da taschino pronti a spiccare il volo verso isole sconosciute durante le notti di luna nera.
Le persone che mi vorranno stare vicine avranno la consapevolezza dei miei compartimenti stagni obbligati.
Ne soffriranno insieme a me. Ne soffriremo insieme. Se però prima questa sofferenza la vedevo come un ostacolo, ora la vedo più semplicemente come qualcosa da condividere. E guardo a me stessa con grande affetto ripensando alle volte che per spianare il terreno a chi stava con me mi sono fatta sottilissima, come una sfoglia in una macchina per fare la pasta, nell'insensato tentativo di sistemare le cose da sola.
Quindi non dovresti dirmi un bel niente. Va bene così. Io resto ancora un po' imbambolata quando mi torna in mente l'intensità con cui ci siamo incontrati. Sarà soltanto il cambio di un'unità di misura, mi abituerò ad aumentare ancora, e ancora, e ancora, i miei standard anche da questo punto di vista.
Quest'immagine rappresenta diverse cose di me in questi giorni.
Una muta per cambiare aspetto. Uno spazio chiuso e accogliente, caldo e isolato. Una finestra da cui guardare fuori la perfezione e la bellezza della natura adattata ai bisogni delle persone. Un paio di cuffie, per ritirarsi ancora di più in una dimensione intima. Un orso che ringhia su una maglietta berlinese (del Coretex). Un vetro da pulire. Un cielo pieno di nuvole, ma anche celeste.
Una pergola che promette che tornerà l'estate.
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