Domenica correrò il mio primo Trail e in questi giorni riesco ad ascoltare soltanto canzoni che per me hanno un significato profondo.
Ho voglia di ascoltare Monk. Ho voglia di ascoltare la musica suonata dal vivo. Ho voglia di Fiona Apple, di Ildes, de La Rappresentante di Lista, ho voglia di tutto quello che per me negli ultimi 42 anni e mezzo ha avuto importanza sonora. La roba da workout, che a volte mi carica proprio perché non mi fa pensare, adesso non mi serve. Adesso mi serve caricare la mia energia più profonda.
Stamattina sono tornata in palestra dopo qualche giorno di stop per via dell'influenza.
Ci sono. Sono pronta. Mi fa piacere che mi chiedano come va, anche se non sempre.
E mi godrò questa ricerca della colonna sonora perfetta per questi giorni.
Questo spazio non ha date, e mi piace anche per questo. Ma ho bisogno di dire che il Trail l'ho corso domenica 8 settembre 2024, a Castelnuovo ne' Monti (RE).
Il 9 ho postato questo su Facebook, lo riporto anche qui perché questo è.
Mi sveglio poco dopo le 4, ho dormito meno di cinque ore. Non sono stata saggia quando ho proposto alle bambine di andare a mangiare qualcosa fuori per non fare tanto tardi. Ho un po' di mal di testa. Una decina di giorni fa ho avuto un'influenza che mi ha buttata giù per qualche giorno. Mi sono allenata pochissimo e non sono andata nemmeno tante volte in palestra. Dopo le ferie ho dovuto fare i conti con un dolorino vicino a un ginocchio, che però sembra essere sparito.
Guardo il Garmin. Training readiness 7 su 100. Mai visto un numero così basso. Le previsioni del tempo sono peggiorate. Ieri sembrava che dovesse piovere verso l'una, oggi la pioggia è prevista per le 11. In giro allerte meteo.
Ma è l'otto settembre e io oggi correrò il mio primo trail.
Mi sono allenata per mesi con pazienza, con costanza. Ho imparato a riposarmi, a fare gli esercizi mirati, a fare le ripetute. Ho gradualmente modificato qualche pasto.
Esco di casa in orario, faccio tardi perché mi rendo conto che mi sono dimenticata di prendere delle lenti a contatto di scorta. Parto con la macchina e passo davanti al pub di Balconevisi. Non solo è aperto, è proprio pieno di gente. Stanno ancora festeggiando l'ottavo compleanno. Mi fermo e mi faccio una foto con Andrea, che è in grande forma. Dopo questa sorta di benedizione saluto e vado a casa di Ilaria.
Ilaria vuole prendere la sua macchina e io la assecondo. Trasferisco due borse grandi, lo zaino col cibo, il gilet da trail nel suo bagagliaio e partiamo. Il viaggio fila liscio, a parte il fatto che è domenica e quindi non troviamo nessun posto dove fare metano.
C'è un timido sole. Troviamo un parcheggio comodo. Mi cambio goffamente nei pressi dell'automobile. Devo andare a ritirare il pettorale. Mi incammino verso l'accettazione. Mi danno una busta col mio numero: 423. Sto per correre il percorso "Paradiso" del Trail della Pietra. È la mia prima corsa vera della vita. Mi sono sottoposta ad una visita medica sportiva per avere un certificato di idoneità e mi sono iscritta a questo trail sperando di potermi preparare, sperando di farcela. Di godermela, addirittura.
Subito mi viene il nodino in gola.
Ringrazio. Chiedo aiuto a delle partecipanti per qualsiasi cosa: dove ci troviamo, dove attacco il pettorale, a che serve questo coso, dove metto questa borsa.
Posso stare con voi? Chiedo ad una donna che poi mi dirà chiamarsi Paola. Mi dice che sì, ma che loro non vanno mica veloce.
Ah, figurati, nemmeno io.
Ila si è iscritta alla passeggiata organizzata da Altri passi.
Partiamo praticamente insieme.
Io devo fare 13km con 700 metri di dislivello.
Ore 9.30, via.
Sono felice perché intanto sono qui.
Davvero? La prima volta? Sì, davvero. Ah ma che tipa, mi fanno. Sorrido. Ma qui, a lume di naso, non ce n'è uno gisso. Tutte e tutti abbiamo un motivo profondo che ci fa correre e te ne accorgi subito, dalla tranquillità e inesorabilità dei passi che si dirigono verso la prima infinita salita del percorso, che invece che spezzarmi il fiato mi fa dubitare del fatto che ce la farò.
All'inizio si crea un po' di fila sulle strettoie, poi piano piano i primi vanno a fare i primi e gli ultimi vanno a fare gli ultimi. Io non mi rendo conto in che punto mi trovi di preciso, mi sento un po' nel mezzo. Va bene così. Corro, in alcuni tratti cammino perché alcune salite sono veramente toste. O forse sono le poche ore di sonno o la paura di non farcela, non lo so. L'umore non mi crolla, però. Sono tentata di mettermi le cuffie, che ho portato, ma no. Ascolto quello che ho intorno piuttosto che quello che è nel telefono.
Al primo ristoro esulto per la presenza della banana. Bevo. Riparto. Sono piuttosto felice.
Tra il primo e il secondo ristoro, quindi tra i 5 e i 9km, ho un po' di crisi. A un certo punto mi chiedo: Ma perché mi sono iscritta per fare questa corsa?
Mi tornano in mente i giorni in cui mangiavo troppo poco, le camminate nel bosco per buttare a terra la tensione, le pause pranzo troppo corte per fare quei 5km che avrei voluto fare, mi torna in mente un giorno in cui mi dissero: "Davvero ti senti stanca? Non abbiamo fatto mica niente di particolare". Era vero.
Mi torna l'energia. Dai che ci si diverte come i bimbi.
Attingo a tutti quei pensieri profondi e ne trovo un bel po'.
Ogni passo mi allontana da quel momento difficile.
Comincio a pensare che sono a più di metà.
Ad ogni bivio dove rischiamo di sbagliare strada ci sono gli organizzatori con dei campanacci che ci dicono la direzione giusta e ci incitano. A me, nei vari punti in cui li ho incontrati, mi dicono che sono brava, bella, forte, fantastica, meravigliosa, e io ci credo e loro ci credono. Ovviamente loro lo dicono a tutti e tutte, ovviamente credendoci. Il risultato di questo supporto che ci offrono è, ad ogni bivio, un sorriso enorme e un piccolo scatto di in avanti. Si corre. Lo ripeto più volte: ci si diverte come i bimbi.
A un certo punto incontro Fausto. Piacere, io sono Elena. Ci diciamo che questa salita è bella tosta. Arriviamo insieme ai piedi della pietra e poi su su per le rocce ripidissime fino in cima. Con noi altri partecipanti gentili e chiacchieroni. Incrociamo gente che arrampica. Passiamo il tempo e la salita. Inizia a piovere. Ci vestiamo. Ho fatto bene a comprare il giacchettino, vedi.
Incrociamo una coppia di ragazzi che parlano di fondi pensione e, in generale, di soldi. "Seminiamoli!" gli dico. Che coraggio a parlare di questa roba mentre si corre un trail. E che pesantezza! Forza forza, aumentiamo il passo.
Arriviamo in cima all'ultima salita, siamo sulla Pietra.
Un ragazzo che è salito più o meno allo stesso passo dice: "Che peccato questo tempo, la vista da qui è bellissima!".
Rispondo: è un motivo per tornare.
Ma la vista è bellissima anche con questa nebbiolina. Tutto sembra disegnato e il mondo sembra più tondo. Che bella questa Pietra di Bismantova.
Ovviamente mi viene da piangere. Mi passa davanti tutto quello che mi ha fatto soffrire e mi prende fuoco tutto l'orgoglio per come ho reagito. Sono felice, qualsiasi cosa voglia dire. Anche di queste lacrime che faranno sempre parte di me.
Resta solo la discesa. All'ultimo ristoro, prima di incamminarci verso la parte finale del percorso, che sarà una discesa ripidissima, ci offrono una merenda bella sostanziosa. Sul tavolino c'è anche una boccia di limoncello. Ridiamo.
Si riparte. Ci sorpassano alcuni del percorso da 23km, quelli gialli. Scendono giù a una velocità quasi folle e io penso che anche a me piacerebbe un giorno essere così sicura del mio passo. Chissà, forse il prossimo anno. Ci devo lavorare. Ora no. Ora stai tranquilla vado piano, quando arrivo poi ti chiamo da un telefono a gettoni, come canta il poeta.
Sono stanca. Sono esausta. Fausto mi fa: Dai che arriviamo insieme. Mi tira fino in fondo. Ora piove piano. Siamo arrivati. Ci abbracciamo.
Finisco e stoppo il Garmin, che dice: 2 ore, 22 minuti, 22 secondi. Il tempo ufficiale sarà appena inferiore.
Mi siedo sul ciglione. Ce l'ho fatta.
Mi dicono di andare a prendere la mia meritata birra, inclusa con la corsa. Vado davvero.
Ricevo due telefonate. Racconto un po' di cose. Mi guardo intorno e tutto mi sembra perfetto. Anche i giovani vestiti da simil-tirolesi in questo posto che non capisco cosa sia, dove ci siamo riparati perché ha iniziato a diluviare.
Mi ricongiungo con Ilaria, andiamo a fare la doccia.
L'acqua è ghiaccia marmata.
Canto lo stesso mentre mi lavo.
Ila mi ha preparato il pranzo.
Mangiamo in macchina.
Ripartiamo.
Tutto è leggero, tutto sembra più semplice.
Un po' "Ogni cosa è illuminata".
Non vedo l'ora di tornare in palestra, non vedo l'ora di programmare la prossima corsa. Chissà dove, chissà quanto. Vedrò.
Grata a questo Trail della Pietra.
Grata a me.
Per completezza, metto qui i ringraziamenti che ho scritto ieri su Instagram. Non taggo nessuno sennò fo casino.
Grazie a: Ilaria, Luca, Alessio, Matteo, Gaetano, Simona, Giacomo, il mio psicoterapeuta, il mio nutrizionista, la mia mamma, le mie bimbe Euridice e Agave, il loro babbo, chiunque mi abbia scritto in questi giorni, chiunque mi abbia ispirata anche a fare un solo passo, chi ha sopportato i miei racconti.
Grazie a Martina e Veronica.
Lotta.
Francesco.
Maura.
Giorgio.
Grazie a Paola, Fausto, Stefano che ho incrociato lungo il percorso. Presenze preziose.
Viva!