Parlo con le persone vicine e lontane.
Ce ne parlo fin da subito, dai primi secondi. Mi rendo conto che ho bisogno di persone accanto, di sostegno. Comincio a mandare messaggi, comincio a ricalcolare la giornata, secondo per secondo. Si aprono voragini davanti ai miei piedi mentre cammino e davanti alle mie mani mentre toccano lo schermo del telefono. Tutto è irreale, tutto scompare mentre ci respiro dentro. Lo stomaco si è stretto. Le prime conversazioni.
"Ma non c'erano state avvisaglie?"
Questa è stata la FAQ di questo periodo. Mi chiedono se ci fossero stati segnali prima. Sentori. Avvisaglie. E io non so cosa rispondere. Sì, no, importa? Davvero importa?
Certo che avevamo discusso, certo che avevamo litigato, certo che avevamo pianto. Certo che non è sempre andato tutto bene. Trovatemi la vita dove va sempre tutto bene. A voi va tutto bene? Non mi pare. Se sì, buon per voi.
E soprattutto, se avessi immaginato (e sì, la risposta è sì, lo avevo fatto, gliel'avevo detto. Gli avevo detto Non lo vedi che sei pronto alla fuga? Non vedi che non importa quello che dici ma quello che fai e non fai?) cosa avrei dovuto fare? Prepararmi preventivamente?
Sarebbe un po' come dire: siccome viaggio in macchina e siccome possono succedermi degli incidenti, allora non guido.
Ho cercato di parlare. Di confrontarmi. Ho scritto. Molto. Tutto. Ho pianto. Ho mostrato la mia rabbia, la mia delusione. Ho detto quello che pensavo, mentre lo pensavo. Quindi ho mostrato anche le mie contraddizioni. E soprattutto ho sempre ripetuto, imperterrito, tutto il mio amore.
E siccome era vero, c'è ancora.
Ma ora non lo vuole più nessuno ed è lì, che illumina ancora le mie giornate, che scalda il caffè la mattina, che annusa il collo di nessuno quando si sveglia. È lì che parla, che scrive, che pensa, che ha voglia di mescolarsi alle cose che succedono nell'arco della giornata.
A un certo punto ha iniziato a fare eco.
Perché siccome di là, ad aspettarlo, non c'era nessuno, allora ho cominciato a sentire l'eco di quello che scrivevo.
Évo, évo, évo.
E gli ho scritto così:
Sento l'eco delle cose che ti scrivo.
Mi fa impressione.
One One One.
Ho fatto un nuovo fuoco al camino.
Guarda che brava.
Ava ava ava.
Una cosa che mi ha scritto a un certo punto, dopo milioni di messaggi miei e milioni di silenzi suoi, è stata
"Ho una casa da pulire e tanti nodi da scogliere"
Lo so che è un refuso, voleva scrivere sciogliere e non scogliere, eppure "Nodi da scogliere" mi è sembrato molto più adatto. Roba da Coma Cose.
Cosa vuoi sciogliere?
La casa da pulire, comunque, l'hai lasciata te a me. Ho dato l'aspirapolvere e il palo santo dappertutto, col mal di stomaco e piangendo. Ma quando ho finito mi sono sentita meglio. Non perché avessi sciolto dei nodi, ma perché cominciavo anche io a liberarmi di te.
Sarà ed è dolorissimo. Te l'avevo detto: è il passato che cambia. Il futuro è sempre da scrivere.
Ma quel passato che cambia, lo stai cambiando ancora, secondo dopo secondo, e fa sempre più male.
Sempre
più
male.