Continuo a sentirmi distante da chiunque e da qualsiasi cosa.
Dovrei ricordarmi più spesso che questo che sto vivendo è un lutto e che non posso pretendere di accorciarne i tempi di elaborazione.
Ma ho fretta di stare bene. E questo è il mio male. E rischio di sciupare tutte le cose belle e delicate che potrebbero crescermi accanto. Ma qualcosa di sciupato è forse meno bello di qualcosa di intatto? Delle situazioni, delle case, delle persone, delle canzoni, ci piacciono spesso le storture, gli eccessi, piuttosto che le perfezioni. Spesso. O comunque almeno a me.
Mi sono alzata dalla sedia e sono corsa insieme alle mie compagne e ai miei compagni di manifestazioni e vita sociale alla conferenza stampa convocata dai collettivi studenteschi in piazza. Nell'arco della giornata avevo ricevuto di tutto: video, audio, imprecazioni, lacrime, preoccupazione, domande, articoli, fotografie, analisi, notizie. Fin dalla mattina era iniziato il flusso di botte alle ragazze e ai ragazzini, "Sono bimbi", urlava un'insegnante cercando di farli smettere, fin dalla mattina mi chiedevo se quello che stava succedendo fosse effettivamente grave o se io stessi sopravvalutando i messaggi per una qualche mia particolarissima ansia. Arrivata alla sera mi sono resa conto che non ero io a sopravvalutare, è che avevano fatto una cosa grave e bisognava farglielo notare.
Direi che lo abbiamo fatto e anche con un certo stile.
E questo è il dato politico, del tutto insufficiente, del tutto inadatto a stare in piedi da sé.
Poi c'è il dato personale. Fatto di un viaggio da sola in macchina, fatto di un'appartenenza che è troppo vaga, di amicizie e abbracci freddissimi eppure reali, fatto di distanze preziose, distanze che sono vicinanze.
"Come va?"
"Bene"
Ma che ti devo rispondere, non lo so come va.
So che la tensione è alta, perché ho paura di incontrare persone che non voglio. Mica una sola, seh, magari. E infatti qualcuna la trovo. Altre, tante altre no.
So che posso ridere, posso cantare, posso mangiare, posso divertirmi, posso emozionarmi, posso mettere tante cose in mezzo ma resta il punto: questo è un lutto. Signore e signori, vi presento un lutto. È lo stesso di quasi tre mesi fa, anche se sembra un'altra cosa. Certo, è cambiato, ma è sempre un lutto.
Fatto di alti e bassi, a volte improvvisi. Fatto di fraintendibili emozioni, di strani sentimenti. Perché tutto si amplifica e si distorce di fronte al dolore, di fronte al trauma. La ferita viva, aperta, con cui vado in giro a volte non mi aiuta. Altre volte mi protegge.
E così succede che mi sento molto vicina o molto lontana in base a un alito di vento, a un tono di voce, a un segnale interpretabile in ottomila modi diversi. E la forte vicinanza fa presto a dissolversi, mentre la sensazione di avere tutte e tutti distanti resta e alla lunga stanca molto.
Tornerò a casa, un giorno, ritrovando quella sensazione di morbidezza o portando con me quel senso di accoglienza che ora non ho più.
Intanto, almeno, ho una casa dove tornare.