È morta la mamma di un amico caro che non vedo da tempo. Non riesco ad andare a trovarla. La penso.
Un'amica comune mi ha rammentato il suo nome, non mi veniva, ci pensavo da ieri. L'ho chiesto, è tornato. Ho voglia di scrivere ma non ho voglia di aver scritto quello che ho voglia di scrivere. Vorrei una dimensione intima e riservata ma pubblica e gridata ai quattro venti. Vorrei che poteste sentire tutta la rabbia, tutto il rancore, tutta la pace, tutta la gioia, tutta la stanchezza, il desiderio, il sollievo, il sonno, la fame. Vorrei che poteste sentire tutto quello che sento io. Che è tanto e incasinato, come sempre. Vorrei dire e non dire. Vorrei fare e non fare. Nel frattempo sono.
Le unità di misura sono alla base di ogni scienza. Le unità di misura sono alla base anche di ogni relazione.
Chi può chiamare scienza
l'amore di una donna
che bacia devota il ginocchio
di San Donato
Chi può chiamare scienza
la fede in un sogno
di grazia e sognato sul sagrato
di San Rocco
Chi può chiamare scienza
la fede del compagno
che dona al partito tutta intera
la sua vita
Chi può chiamare scienza
l'amore del compagno
che crede nel partito per amore
e con amore
per amore
e con amore
per amore
e con amore.
Ivan Della Mea, ovviamente. Testo preso da qui.
La mia unità di misura era diversa.
Il mio confine adesso è altissimo.
Ne ho un'altra ancora.
Come stai? Io bene. Ed è vero. Sto bene. Perché sto un po' male e un po' bene. Allora sto bene.
Dice che la corsa dà dipendenza. Me ne sono accorta.
Ieri ho fatto il mio tempo migliore sui cinque chilometri e in questi giorni mi sono iscritta ad una 20Km a Radda in Chianti.