Non c'è niente di epico, a volte, nella tenerezza infinita che racchiude un saluto. Non ci sono mica tanti picchi emotivi, nell'amore più profondo. Forse non ce ne sono proprio. La pace che cerchiamo è la promessa più noiosa che ci si possa fare. Eppure è da lì che passa quello che provo, proverò, vorrò provare, per te.
Non tanto per stanchezza, ma per il bene di entrambi.
Non per pigrizia, ma per saggezza.
E saggi siamo, perché di delusioni ne abbiamo incontrate diverse e quel sapore un po' ferroso e un po' amaro non ci ha lasciato un bel ricordo. Piuttosto, una certa sete. Di acqua fresca, a volte gassata.
Ho incontrato una manciata di sorrisi aperti di persone che ti vogliono bene. Ho incontrato voci divertite di chi ha amato la tua compagnia. Ti ho guardato da lontano. Riconoscerei la tua postura tra mille, è la stessa della prima volta che ti ho visto arrivare e ho pensato: "Speriamo che sia lui". Eri te.
Mi hai consegnato dei libri, come ti ho chiesto. Domani (oggi) riaprirò quello che ho già iniziato. Parla di una città divisa, che ovviamente è Berlino. I tuoi libri raccontano distanze e persone che le attraversano. Leggerli mi dice di te, ma anche di me. È come stare nella stessa stanza pur essendo entrambi chissà dove e chissà perché. Sentirti parlare delle storie e della tua storia con loro traccia linee che disegnano chi sei. Mi piace anche il modo in cui mi sveli i tuoi punti. Di approdo, di riferimento. Di domanda.
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