Mi permetterei
di desiderarti ancora
soltanto
se tu
fossi morto.
Ci sono sentimenti che riesci a far riaffiorare soltanto facendo un esercizio di immaginazione. Quel sentimento di rivolerti con me, che ho vissuto per le prime settimane dopo l'abbandono, è un sentimento per cui adesso provo una specie di imbarazzo.
Oddio come ho fatto [a provare quel sentimento].
Me lo dicevano le mie amiche, "Guarda che vista da fuori è così". E io dicevo loro che razionalmente lo capivo, ma loro non potevano capire come stavo dentro, fisicamente, nello stomaco. Nella pancia. Avevamo tutte ragione. Così ieri mentre ascoltavo una canzone che diceva "io vorrei che tu tornassi da me", ho pensato: come faccio ad empatizzare con questo verso? E ho pensato che una frase del genere la potrei pensare soltanto per chi mi è morto. Non necessariamente un amore... come si dice, son tutti amori, insomma, ci siamo capiti. O forse no? Vabbè, dicevo: un amico, un'amica, un nonno, un punto di riferimento. Non solo un compagno.
Ma siccome l'ho pensato anche con te, allora ecco, il sillogismo è servito.
Parlare mi salva. Confidarmi mi salva. Mi è stato risparmiato un (altro) incubo con un solo vocale di avvertimento. L'intuito ha fatto tutto il resto. Sono stata fortunata o saggia? Entrambe.
Sono stata fortunata a beccare il momento giusto per chiedere, sono stata saggia a scegliere le persone da tenere vicine.
Ora posso tornare a rovinare tutto da capo. Un po' di amarezza da una parte, un po' di stranezza dall'altra. Lui che ride come un idiota, quell'altro che germoglia sull'asfalto, la bolletta del gas che uccide i sogni estivi e quel concerto per cui ho già preso il biglietto.
Ora posso tornare a vivere tutto da capo. Con qualche buco, con qualche intermittenza. Posso tornare a morire tutto da capo. Posso tornare a cantare tutto da capo. Posso tornare a leggere tutto da capo. Posso tornare a scrivere tutto da capo.
Start from scratch, mi scrisse Simo. Proprio così (ma anche no).