Non voglio dire a nessuno se sto un po' bene. Un po' male. Con chi. Perché. Non voglio più dire a nessuno come sto in fondo in fondo. Perché poi sto in tanti modi e spiegarlo sarebbe comunque rinunciare a raccontare qualcosa. Ma ci sono dei momenti piccoli e intensi in cui vorrei urlare. Ci sono dei momenti piccoli e intensi in cui vorrei avere soltanto da respirare. Esploro il mio essere esplicita. Rischio molto. Mi sembra di essere un libro aperto. Se lo sono, sono un libro molto lungo e tante pagine le hanno strappate per incartarci dei chiodi.
Lasciamo perdere la metafora del libro.
Anzi, no.
Vorrei smettere di essere ambigua quando uso la seconda persona singolare. Vorrei smettere di vivere gli altri come un flusso indistinto di cose che mi succedono. Di persone che gli succedono. Succedere come accadere, ma anche come venire dopo. Oggi ho ritrovato una password di un sito internet che avevo impostato circa sei mesi fa. L'ho cambiata. La password era una promessa per un tempo che nemmeno immaginavo. Quel tempo è arrivato e io mi ero dimenticata la password e come stavo. Non mi rileggo da settimane. Ma ho iniziato a leggere il libro che volevo leggere anche l'anno scorso. Ci sono dei discorsi a metà che ora non ho paura di riprendere. Ti sei truccato da pagliaccio e ora sì che sei davvero te stesso. Ora sì che ti riconosco. Salutami le bimbe dello scotch. Loro saranno più brave di me ad accorgersi del tuo bigottismo. Alle altre, molti auguri. Quanto sono stata scema, non smetterò mai né di ripetermelo né di esserne un po' anche orgogliosa.
E te?
Quel bonus di bene primordiale si esaurisce.
Non basta più un complimento. Mi hai convinta che sono bella.
Non basta più che mi tocchi. Mi hai convinta che sono morbida.
Non basta più mangiare. Mi hai convinta che ho fame.
Aggiungo che mi sono convinta che posso avere fame senza sentirmi in colpa - traguardo non pieno, ma almeno è meglio di prima.
Resto io.
Non ho paura di perdere tempo. Ho paura di perdere me.
Tornerò tra i monti.