Dopo una ventina di giorni dal giorno della scomparsa mi ha detto "Stasera ti scrivo" e io ho pensato: bene.
Cioè, nel male, bene.
Se lui ha deciso di porre fine a questa storia tra di noi, io accetto questa decisione anche se ne soffro. Ma almeno parlandone daremo un verso a queste giornate piene di assurdo. Bene, ho pensato. Ragioniamone.
Sciocca!
Mi ha scritto un messaggio piuttosto lungo, o almeno lungo per i suoi standard, in cui l'unica espressione di sentimenti verso di me è stata
"Mi manca un po' di affetto, certo".
E a me è venuto in mente questo. E non credo ci sia bisogno di aggiungere molto altro.
E allora questa scomparsa diventa anche una metamorfosi, per cui io non sono stata uno dei suoi amori infiniti ormai però dissolti, ma pur sempre amori infiniti. No. Io sono stata una sorta di suo "Erasmus della vita".
Un po' come quando decidi di andare ad abitare all'estero per qualche tempo. All'inizio è tutto divertente, poi non vedi l'ora di tornare a casa perché ti mancano i tuoi comfort, i tuoi punti di riferimento. E proprio quell'Italia che hai disprezzato con grande enfasi diventa il luogo dove vuoi disperatamente tornare.
Per ricominciare la Tua Vera Vita ®.
Ecco.
Io sono l'Estero. La terra straniera. Che gli ha insegnato a cucinare le verdure senza scuocerle, gli ha consigliato alcuni libriccini sul femminismo per fare bella figura (cfr. il suo profilo Instagram), che gli ha fatto sentire il sapore di un luogo esotico, dove lui non poteva più crescere, ma che poteva comunque conoscere.
Ma io non sono l'estero e soprattutto io volevo essere casa - per sua stessa richiesta, peraltro.
Io volevo essere porto sicuro, e anche scoglio su cui infrangersi - a vicenda.
Io non sono l'estero e l'Erasmus dura, al massimo, qualche mese. Non anni.
Io non sono l'estero e nell'Erasmus non sono coinvolti dei minori.
Io non sono l'estero e quello che lui ora chiama "ricerca di me stesso" è soltanto la ricerca di silenzio, fuga dal senso di colpa.
Dovrà fingere molto poco per sembrare sinceramente scosso dagli eventi e dalle loro conseguenze incatenate. Dovrebbe fingere molto di più per affrontarne la profondità con l'unica persona con cui dovrebbe farlo. Ma mi ha detto che se gli chiedo come sta, cosa fa, e se lo cerco per parlare e per vederci "si sente controllato". Aiutatemi a non bestemmiare.
Una delle prime cose che gli ho detto è stata "Hai presente quando agli americani la sinistra rimprovera dei bombardamenti in giro per il mondo? Hai presente il detto? Avete fatto un deserto e l'avete chiamato pace. Ecco. Te uguale.".
Foto: Deutsche Fotothek, CC BY-SA 3.0 de, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=7937338
Lui ha fatto un deserto (di me) e l'ha chiamato sé stesso.
Verrebbe un po' da dire che è una merda, vero?
A me il dubbio è venuto.