Provo gratitudine per le parole che emergono grazie alle mie muse.
Sono tante, sono diverse, e tutte ricevono da me una sorta di perdono primordiale (che dev'essere una specie di anti-peccato originale) perché mi permettono di tornare a conoscere curiosità, stupore, leggerezza, sorrisi, divertimento, stupidaggini varie.
Tipo:
Sto pedalando al gelo
Oppure:
Buongiorno 😚
Mi spiego meglio.
L'energia che mi trasmettono persone che non c'entrano niente con quella che è stata la mia vita finora mi nutre in maniera superficiale, ma intensa. Ed è quello che mi serve adesso: distrarmi, distrarmi, distrarmi. E iniziare a immaginarmi altrove, ma soprattutto non con lui.
È faticoso. Perché quel minimo di equilibrio che avevo raggiunto si spagina immediatamente. Basta poco, per esempio una serata un po' più lunga. O una chiacchierata troppo intensa.
E poi c'è il rischio di fare male.
Ma quante premesse dovrei fare?
Allora scelgo le persone che mi sembrano più inscalfibili possibili. Persone solidissime, bellissime, intelligenti, brillanti.
E scopro che sto bene con persone che stanno bene.
Dietro ai gesti più frivoli si nascondono, a volte, lezioni profondissime.
Il tempo delle arance è adesso. Tu pensavi che fosse novembre, e invece a novembre ci sono le corbezzole, mica le arance. Abbiamo visto il nostro primo albero di arance pieno di frutti l'altra sera, era notte, hai chiesto: "Ma cosa sono quelli, limoni?", e io ti ho risposto: "Non mi sembrano limoni, mi sembrano arance. Comunque saranno agrumi". Ci siamo cavati gli occhi per capirlo meglio. Ma tu stavi già dicendo che la stagione delle arance era ormai finita. E invece è appena cominciata.
Ora ho voglia di vederti bere una spremuta, di sentire il rumore che fai mentre la butti giù. Ho voglia di sentire quel sospiro dopo che posi il bicchiere, quel respiro particolare che si fa quando si è finito di bere qualcosa di buono.
Mi piace sentirti parlare. Mi piace osservarti mentre ti guardi intorno, curioso (molto curioso). Secondo me tu non mi guarderai mai come io guardo te, ma mi hai rigirato il braccio come se non fosse parte di un intero corpo e questo mi ha lasciata di stucco. Sei stato delicato però. Come se non, quindi, ma anche come se. M'innamoro di questo. Dei difetti incomprensibili, dei pregi impacchettati nei difetti, di un mistero profondo nascosto in una mente sconfinata.
Ti ho scritto una lettera che non ti ho mandato perché era tardi. Non volevo che tu sapessi che stavo usando un'ora della mia preziosa notte per scriverti sciocchezze. So che ho sbagliato. A non dormire e a non mandartela. C'era scritto di me, c'era scritto come stavo e c'era la risposta a una domanda che mi hai fatto. Una domanda a cui non ti sto rispondendo da due giorni.